Ernia del disco: Caporal Maggiore dell’ Esercito dovrà pagare quasi 60mila euro per le assenze





Con la sentenza n.17/2018 dello scorso 19 aprile 2018, la Corte dei Conti di Bolzano  ha condannato un ex militare, all’epoca dei fatti Caporal Maggiore Capo dell’ Esercito, al pagamento di  quasi 60 mila euro a favore del Ministero della Difesa . Il Militare infatti, era stato citato in giudizio dallo stesso Ministero della Difesa , per una pretesa risarcitoria pari a  euro 126.377,59, oltre interessi, rivalutazione monetaria e spese processuali, riconducibili a certificazioni “poco chiare” relative alla sua patologia,  oltre che per un articolo apparso su un quotidiano che aveva resa nota la vicenda a discapito del prestigio dell’Amministrazione.

Nella fattispecie, l’ Amministrazione aveva calcolato il risarcimento su due distinti importi:

il primo, pari ad euro 90.269,71, corrispondente al danno patrimoniale diretto causato dal militare ora in congedo, per avere  indebitamente percepito “notevoli emolumenti” stipendiali senza prestare alcuna attività lavorativa;

b) il secondo, determinato in euro 36.107,88 (pari al 40% del danno diretto) quale ristoro del pregiudizio arrecato all’immagine delle Forze Armate per via dell’ articolo apparso sul quotidiano.

La richiesta risarcitoria era stata motivata sulla base di una simulazione di infermità e di truffa militare pluriaggravata e continuata (art. 81 cpv c.p., 47 n. 2, 159, 234 commi 1 e 2 n. 1 c.p.m.p.), causativo di un danno per l’Erario”.

In particolare, la condotta delittuosa contestata in sede penale militare consisteva nell’aver  prodotto 39 certificati medici , rilasciati in differenti periodi  tra il  2012 e il  2014, con i quali lo stesso militare , simulando gravi conseguenze di una ernia discale ed una sindrome depressiva , aveva indotto in errore l’Amministrazione sulla sua capacità fisica, sottraendosi in tal modo ingiustificatamente ai suoi obblighi di servizio e percependo, di conseguenza,ingiustamente, la retribuzione relativa.

La vicenda penale si era in principio conclusa, sempre secondo quanto riportato dal P.M. erariale, con la condanna definitiva del Caporal Maggiore Capo alla pena di anni uno e mesi sei di reclusione militare con il beneficio della sospensione condizionale della esecuzione della pena, subordinato alla prestazione di duecento ore di attività non retribuita a favore della collettività.

I giudici penali militari , pur convenendo sul fatto che l’allora Caporal Maggiore Capo  fosse effettivamente affetto da ernia discale, hanno tuttavia ritenuto inequivocabilmente dimostrato che la patologia sofferta non era di una gravità sufficiente a poter essere considerata di per sé invalidante o tale da mettere in discussione l’idoneità allo svolgimento del servizio militare.

In particolare, come tiene a sottolineare il P.M. contabile, nel giudizio penale venne ritenuto oltremodo irragionevole ipotizzare una fase di acutezza dolorosa perdurata per circa due anni, anche perché dalle indagini espletate era emerso in maniera inconfutabile che in quello stesso periodo il militare aveva prestato attività lavorativa presso un’azienda ortofrutticola , dove era adibito a mansioni incompatibili con lo stato di sofferenza denunciato, mostrando capacità di muovere oggetti anche pesanti e svolgendo compiti che richiedono un certo sforzo fisico.




Per quanto concerne il danno erariale ,derivato dall’ indebita percezione della retribuzione relativa al periodo di servizio illecitamente non prestato, sono  stati calcolati tutti gli emolumenti stipendiali percepiti dall’ ex militare in alcuni periodi lavorativi tra il  2012 al 2015 , fino al suo congedo, scaturito dal non avere riacquistato l’idoneità fisica al servizio allo scadere del periodo massimo di aspettativa fruibile in un quinquennio,  per un totale di euro 90.269,71.

Nello stesso periodo, un articolo di un quotidiano rese pubblica la vicenda ,  determinando in tal modo una richiesta risarcitoria di danno all’immagine dell’ Esercito sulla quale la Procura erariale in via equitativa ha calcolato  “nella misura del 40% delle somme indebitamente percepite a titolo di retribuzione, ossia in misura pari ad Euro 36.107,88”.

I giudici amministrativi inoltre, hanno ritenuto di notevole rilevanza la particolare intensità del dolo e la capacità a delinquere dimostrata dall’ ex militare”, considerandolo abitualmente dedito a una condotta illecita e truffaldina, ed hanno quindi reputato  fondata la richiesta di risarcimento per  danno all’immagine ,  condannandolo al  pagamento, a favore del Ministero della Difesa, dell’importo di euro 42.339,94 oltre alla rivalutazione monetaria dalla data dell’ultima erogazione fino al deposito della sentenza e dell’importo di euro 16.935,00 a titolo di danno all’immagine.




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