Riordino delle Carriere: slittano a marzo 2020 i correttivi

Si è tenuto ieri l’incontro tra il Premier Conte ed il Cocer Interforze. Molte le novità emerse, tra le quali spicca il probabile rinvio dei correttivi sul Riordino delle Carriere al prossimo marzo 2020.

Il Cocer Interforze ha sottolineato che i 119 milioni di euro stanziati per i correttivi non sono assolutamente sufficienti per sopperire alle esigenze del personale.




Sul tema è intervenuta anche il Ministro della Difesa Elisabetta Trenta che ha definito l’incontro “ decisamente proficuo” ringraziando apertamente il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte.

La Trenta , nel sottolineare l’importanza dei temi affrontati,  ha ribadito il suo costante impegno  nel tutelare le condizioni di lavoro e di vita dei nostri militari, definendo “epocale” l’attuale cambiamento .

Il Cocer Interforze in seguito all’incontro ha rilasciato un comunicato stampa . Lo proponiamo integralmente.

STATO MAGGIORE DELLA DIFESA

Consiglio Centrale di Rappresentanza dei Militari

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INCONTRO CON IL SIGNOR

PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Roma, 24 maggio 2019



1. Introduzione

In apertura del presente incontro, desideriamo sottolineare il ruolo della Rappresentanza Militare, che dalla “legge dei principi” in avanti ha svolto l’importante e delicata funzione di rappresentare gli interessi collettivi dei militari.

Siamo perfettamente consapevoli dell’importanza di questo compito e pertanto la ringraziamo dell’attenzione che ha voluto riservare al comparto Difesa e Sicurezza incontrandoci oggi.

Durante questo incontro vorremmo sinteticamente affrontare le tematiche di maggiore spessore che Le sono state preannunciate e precisamente:

a. la necessità di una consistente integrazione dei fondi correlati al decreto correttivo al riordino delle carriere;
b. l’apertura della stagione contrattuale 2019/2021;
c. le attività operative condotte dal personale militare nell’ambito della sicurezza del Paese;
d. il tema della previdenza.
2. Il correttivo al Riordino delle carriere

 

Entro il 30 settembre di quest’anno, il Governo dovrà esercitare la delega tendente all’emanazione di decreti correttivi al c.d. “riordino delle carriere”, realizzato per le Forze Armate con il decreto legislativo 29 maggio 2017, n. 94 e, per le Forze di Polizia, con il decreto legislativo n. 95 nella stessa data.

Per la realizzazione di tale finalità risultano disponibili, tra residui e nuove risorse, provvidenze totali (ossia riguardanti sia le FFAA che le FFPP) per:

30 milioni di euro per il solo anno 2017 e 19,5 milioni di euro per il solo anno 2018, grazie ai quali sarà possibile adottare misure con effetto retroattivo;
19 milioni di euro a decorrere dal corrente anno, cui si aggiungono 100 milioni di euro a far data dal 2020.
Pertanto, ad interventi limitatissimi per l’anno in corso, potranno aggiungersi proposte che, a regime, non potranno “costare” più di 119 milioni di euro.

 

E’ evidente che, con questo livello di risorse, il correttivo potrà limitarsi solo a operazioni di maquillage in netta controtendenza a quanto richiesto da questo Consiglio ed auspicato da parte di tutto il personale militare.

La necessità evidente è invece di intervenire con un maggiore stanziamento che consenta di soddisfare le esigenze già rappresentate alle Autorità di riferimento del Dicastero nel corso dei lavori in itinere.

Tale provvedimento è da anni fortemente sentito e se non giungesse agli obiettivi minimi costituirebbe elemento di forte demotivazione per tutto il personale.

A nostro giudizio, i lavori di correzione del riordino del 2017 dovrebbero ispirarsi ai seguenti principi:

eliminazione delle sperequazioni economiche e di progressione di carriera sia all’interno che nel passaggio tra ruoli;
redazione di norme che stimolino la motivazione tra il personale ed evitino stagnazioni nei gradi;
attuazione del nuovo modello funzionale valorizzando i concetti di dirigente, direttivo e “qualifica speciale”;
eliminazione delle penalizzazioni a carico del personale soggetto ai regimi previdenziali “misto” o “contributivo”.

 

Per le motivazioni espresse Le chiediamo sin d’ora di compiere ogni possibile sforzo per poter aumentare le risorse impiegabili per correggere i decreti di riordino delle carriere, di modo che la “domanda” di chi quotidianamente pone la propria vita al servizio del Paese possa trovare adeguate risposte in termini di carriera.

Questo tema sarebbe stato sicuramente segnalato nella sede opportuna, cioè questa, in occasione della predisposizione del documento di programmazione economico – finanziaria e prima della deliberazione del disegno di legge di bilancio. Abbiamo infatti atteso anche quest’anno la prevista convocazione per essere consultati, così come afferma il decreto legislativo n. 195/1995, ma invano.

Considerati i tempi ristretti per l’esercizio della delega, che dovrà chiudersi prima della stesura del progetto di legge di stabilità per l’anno 2020, auspichiamo che venga prorogato il termine attualmente fissato al 30 settembre 2019, attraverso la previsione di correttivi da adottare con uno o più decreti legislativi entro il 31 marzo 2020.

3. La stagione contrattuale 2019/2021

 

Il 31 dicembre 2018 è scaduto, peraltro senza la definizione della prevista “coda”, il contratto di lavoro e si è dunque in attesa dell’apertura della nuova stagione contrattuale.

Ad oggi, per gli anni 2019, 2020 e 2021 sono stati stanziati complessivamente, per le sole indennità accessorie, 210 milioni di euro destinati:

al comparto Difesa e Sicurezza integrato dai Vigili del Fuoco, da ripartire sulla base della “massa salariale”;
all’adeguamento sul piano normativo e del trattamento accessorio, privilegiando misure finalizzate a valorizzare i servizi di natura operativa.

 

Qualora entro il 30 giugno di ciascun anno non si concludano le procedure, le somme stanziate saranno destinate ai relativi Fondi di Efficienza dei Servizi Istituzionali (FESI).

Il Consiglio Centrale di Rappresentanza chiede l’apertura immediata, presso il Ministero della Pubblica Amministrazione, del tavolo di concertazione, per iniziare un processo di lavoro, protratto anche nel tempo, teso a verificare la possibilità di reperire ulteriori risorse, nonchè individuare, studiare e modificare alcuni istituti normativi fermi da oltre dieci anni e introdurre nuove norme che tengano conto del mutato scenario della Difesa e Sicurezza del Paese e delle riorganizzazioni in corso a seguito delle leggi n. 244/2012 e 124/2015 , di forte impatto per tutto il Comparto.

4. Attività operative condotte dal personale militare nell’ambito della sicurezza del Paese

 

Nell’ultimo decennio, sempre più frequentemente, le Forze Armate e le Forze di Polizia ad ordinamento militare sono state chiamate ad assolvere continuativamente compiti non esclusivamente inerenti alle missioni originarie, ma anche operazioni di sicurezza/anti-terrorismo, nonché  attività di soccorso e di supporto ad emergenze nazionali.

Le attività svolte continuano ad impegnare oltremisura il personale e hanno disegnato nuove consolidate realtà operative che non hanno più carattere di straordinarietà ma sono divenute veri e propri compiti ulteriori, senza l’introduzione di correlati e adeguati istituti giuridici ed economici.

E’ del tutto evidente che per la peculiarità e specificità di ogni singola componente del Comparto non sia agevole trattare qui uniformemente le singole necessità e pertanto ogni sezione rappresenterà le proprie esigenze nell’ambito del tempo ad ognuna dedicato.

5. La previdenza

 

La “riforma Dini”, risalente a più di venti anni fa, ha introdotto un forte cambiamento in ambito previdenziale sancendo il passaggio dal regime retributivo a quello contributivo.

In questi anni stanno raggiungendo il limite di età coloro che, non avendo compiuto 18 anni di servizio contributivo nell’anno di entrata in vigore della riforma (1995), rientrano nel c.d.sistema misto retributivo contributivo e già si percepisce come le pensioni da questi riconosciute saranno penalizzanti e non consentiranno il mantenimento del tenore di vita conseguito durante il servizio.

Tra 15 anni, inoltre, matureranno il diritto alla pensione i militari rientranti nel sistema esclusivamente contributivo e il personale, specialmente quello delle carriere iniziali, avrà diritto a pensioni misere, che porteranno i colleghi alle soglie della povertà, ricevendo circa il 60 % dell’ultimo stipendio ricevuto in servizio.

Alcune sentenze della Corte Costituzionale, favorevoli al personale militare, non sono state ancora recepite dall’Istituto di Previdenza innescando così preoccupazione tra coloro che nei prossimi anni giungeranno al termine della carriera.

Il Consiglio Centrale di Rappresentanza Le chiede quindi che sia avviato presso il Ministero della Pubblica Amministrazione un tavolo tecnico teso a valutare gli effetti dell’attuale sistema previdenziale.

6. Conclusione

 

Il Co.Ce.R. Interforze considera questo incontro di straordinario valore, in quanto straordinaria opportunità per far giungere al Capo del Governo le voci delle donne e degli uomini in uniforme.

Nel ringraziarLa nuovamente per l’opportunità che ci ha accordato, concludiamo con la certezza che l’interlocuzione avviata non si esaurisca conl’incontro di oggi fiduciosi di essere auditi in sede di stesura della legge di Bilancio 2020.

Roma, 24 maggio 2019

IL CO.CE.R. INTERFORZE

 





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