Maresciallo ucciso dall’Uranio , dopo 5 anni la vedova vince la battaglia contro il Ministero

TERNI Una sentenza della Corte dei Conti di Perugia ha riconosciuto il diritto alla pensione alla moglie alla figlia del maresciallo dell’esercito italiano Gabriele Ranocchiari morto per un tumore che lo ha ucciso in pochi giorni ad appena 44 anni. Per la Corte il tumore è venuto «come conseguenza delle missioni di guerra che ha fatto durante la sua lunga carriera nell’esercito. Venendo a contatto più volte con l’uranio impoverito contenuto nelle munizioni in uso alle truppe italiane o alleate che hanno provocato la malattia».
Per poterlo dire apertamente la famiglia ha dovuto attendere cinque anni e percorrere una lunga ed estenuante battaglia legale contro il Ministero della Difesa, battaglia che ha vinto grazie alla sentenza del 20 luglio scorso del giudice Fulvio Maria Longavita della Corte dei Conti di Perugia. Sentenza che lascia spazio a pochi dubbi dichiarando «la dipendenza da causa di servizio dell’infermità che ha determinato il decesso di Ranocchiari e conseguentemente il diritto dei familiari alla pensione».

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