Le macerie della democrazia

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«Solo macerie, come se ci fosse stato un bombardamento», ha detto la presidente della Camera Boldrini visitando i luoghi terremotati. Parole su cui riflettere al di là dell’immagine. Di fronte alle scene strazianti dei bambini morti sotto le macerie del terremoto, come non pensare a tutti quei bambini (che la tv non ci ha mai mostrato) morti sotto le macerie dei bombardamenti ai quali, dalla Jugoslavia alla Libia, ha partecipato anche l’Italia? «Sembra di essere in guerra», racconta uno dei tanti volontari. In guerra, quella vera, l’Italia in effetti c’è già, bruciando risorse vitali che dovrebbero essere destinate a proteggere la popolazione del nostro paese dai terremoti, dalle frane e alluvioni che provocano sempre più vittime e distruzioni.

Politici di aree diverse hanno proposto, in un impeto di generosità, di destinare alle zone terremotate il jackpot del Superenalotto, 130 milioni di euro. Nessuno ha proposto però di usare a tal fine il «jackpot» della spesa militare italiana ammontante, secondo i dati ufficiali della Nato, a circa 20 miliardi di euro nel 2016, 2,3 miliardi più del 2015: in media 55 milioni di euro al giorno, cifra in realtà più alta, includendo le spese extra budget della difesa addebitate ad altri ministeri.

Stando comunque ai dati della Nato, l’Italia spende in un solo giorno per il militare più di quanto ha destinato il governo per l’emergenza terremoto (50 milioni di euro), cinque volte più di quanto è stato finora raccolto con gli sms solidali. Mentre mancano i fondi per la ricostruzione e la messa in sicurezza degli edifici con reali sistemi antisismici, per un piano a lungo termine contro i terremoti e il dissesto idrogeologico.

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