Il Cocer chiede che la legge 121 venga applicata ai militari ma ha le idee confuse

di Paolo Melis

Ormai il Cocer è un disco incantato, ripete ossessivamente come un mantra: “vogliamo la 121 della Polizia” . Il sospetto forte è che, visto che evidentemente ben pochi avranno letto la norma in questione, siano in molti a pensare che la 121 sia un modello di vettura in dotazione agli agenti.

Si perché se qualcuno di quelli che “spamma” in ogni dove sui social network o negli incontri istituzionali contro il Disegno di Legge 875 della Corda  ( chissà perché poi si parli solo di quello e non di quello della Tripodi che è molto simile) , chiede con forza l’applicazione del quadro normativo della polizia alle Forze Armate, dimenticando però che la norma in questione non è una legge a se stante, ma un testo più complesso che smilitarizza la polizia e ne determina tutti gli aspetti, compresi quelli disciplinari,  regolamentando i sindacati con un numero limitato di articoli totalmente integrati nel resto della norma.


Dire che si vuole l’applicazione della 121/81 è un assurdo giuridico. Basti pensare che il titolo della norma è: Nuovo ordinamento dell’Amministrazione della Pubblica Sicurezza. In sostanza, chiedere la legge 121 per le Forze Armate è  come chiedere di  sostituire il Codice dell’Ordinamento militare e già questo è di per se un indice di superficialità nonché la palese dimostrazione che non c’è una reale volontà di ottenere una norma sindacale più efficace.

Chiedere oggi il sindacato come quello della Polizia,  equivale soltanto ad un mero tentativo di guadagnare tempo , cercando di rinviare  il più possibile il giorno in cui il Cocer cesserà di esistere.

Ulteriore dimostrazione della strumentalità della posizione dei Delegati, e non solo, su questo tema, è che quando nel 2007 tutta la Rappresentanza Militare dell’Aeronautica chiese esattamente la stessa cosa, ossia l’applicazione della legge 121 anche ai militari, il resto del Cocer Interforze, ad eccezione della Finanza, fece orecchie da mercante.

All’epoca vigeva una sola parola d’ordine : non vogliamo il sindacato vogliamo la “Rappresentanza Forte”. Non a caso i numerosi disegni di legge depositati in Commissione Difesa, finirono sistematicamente tutti nel dimenticatoio. Assistemmo tutti ad una pantomima delle varie compagini politiche che finsero, in accordo tra loro,  di voler riformare un sistema, ovviamente con il beneplacito del Cocer.↓




La 121 del 1981 è composta da ben 115 articoli e solo 15 sono strettamente dedicati a disciplinare i sindacati di Polizia, mentre una serie di rimandi riportano ad altri articoli che trattano il tema economico e disciplinare, nonché il rinvio alla normativa generale che disciplina lo statuto dei lavoratori.

Sarebbe un’impresa soltanto voler pensare di poter scrivere un disegno di legge contenente questo intreccio di norme ,trasformandolo in una legge ad hoc che possa conciliarsi con il complesso mondo militare. Per di più rimanendo coerenti con quanto disposto dalla sentenza 120 della Corte Costituzionale.

Inoltre, entrando nel merito degli articoli della 121, va detto che non sono previste le figure delle R.S.U., elemento essenziale nel quadro della concertazione di secondo livello. Quest’ultima cosa è poco gradita ai vertici militari, come hanno avuto modo di ribadire nelle recenti audizioni in Commissione Difesa, mentre è previsto un istituto elettivo definito Consiglio nazionale di polizia, curiosamente molto simile ad un Cocer, utile a tal punto, che non è mai stato attivato dagli stessi sindacati di Polizia.

Sarà forse un caso che il Comandante Generale dei Carabinieri, sempre nel corso di un audizione in Commissione Difesa, ha precisato che piuttosto che un sistema di RSU e concertazione di secondo livello, preferisce una consulta analoga a quella prevista per la Polizia?

Ora pensare che, per sostituire una macchina vecchia di quarant’anni, sia un buon affare prenderne un’altra altrettanto vecchia, il cui proprietario è determinato a cambiarla perché inadatta a svolgere il suo ruolo, sembra quantomeno assurdo.


Forse ai più sfugge che la Rappresentanza Militare oltre a non avere  la capacità di concertare a livello nazionale, non ha mai avuto la possibilità di tutelare i singoli colleghi, proprio a causa della norma che imponeva la competenza solo per cause di carattere collettivo.

Migliaia di colleghi che negli anni passati sono incappati in disavventure lavorative,  sono stati abbandonati a se stessi . Il sindacato oggi potrebbe porre fine a questi aspetti , ma solo in presenza di una concertazione di secondo livello e della istituzione degli organismi analoghi alle RSU, cosa che tra l’altro è prevista dal  Disegno di legge 875 della Corda , malgrado necessiti di alcuni necessari correttivi.

Il core business sindacale deve necessariamente fondarsi nel rapporto quotidiano del sindacalista con il Comandante di turno, in modo tale da intervenire in quelle controversie quotidiane che gravano sulla vita del personale , identificando meccanismi di conciliazione rapidi ed efficienti ben lontani dalle intenzioni dei Capi di Stato Maggiore, che invece ritengono più idonei alle soluzioni delle controversie i  costosi TAR , cosa questa che potrebbe portare a pensar male, in quanto potrebbe palesarsi come un “assist” a quelle associazioni sindacali che stanno nascendo in questi giorni e ruotano intorno a sudi legali in cerca di facili clienti.

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