Fosse Ardeatine : i tre martiri dell’ Aeronautica

23 marzo 1944, Roma, Via Rasella: un ordigno esplode improvvisamente al passaggio di un drappello di soldati delle SS, uccidendo 33 militari tedeschi e due civili. L’attentato, come verrà reso noto in seguito, è un avvertimento della Resistenza italiana contro gli invasori tedeschi. La rappresaglia nazista scatta immediatamente: per ogni tedesco ucciso pagheranno con la vita dieci italiani, scelti tra i detenuti politici e comuni nel carcere di Regina Coeli e nella prigione di via Tasso. Il 24 marzo, 335 persone furono condotte alle cave di pozzolana lungo la via Ardeatina e fucilate.

Il 24 marzo 1949, nel luogo dell’eccidio, fu costruito un grande monumento, dove sono custodite le spoglie delle vittime della strage, tra di esse figurano numerosi militari, alcuni appartenenti alla Regia Aeronautica: Aldo Finzi, Roberto Lordi e Sabato Martelli Castaldi.

Aldo Finzi nacque a Legnago il 20 aprile 1891 da Emanuele, un ricco industriale di origini ebraiche di 71 anni, e da Rosina Roggia, una giovane ragazza veneziana di soli 23 anni. Il 29 giugno 1915 quando, appena ventiquattrenne, partì volontario nella Prima Guerra Mondiale arruolandosi nell’Arma di Artiglieria. Nominato sottotenente, fu successivamente inviato al Battaglione Aviatori. Conseguito il brevetto di pilota sarà con Gabriele D’Annunzio e la 87ª Squadriglia “Serenissima” che il  il 9 agosto 1918 compirà il celebre”Volo su Vienna”. Oltre ad essere protagonista di tante imprese sportive fu un appassionato corridore motociclista, Aldo Finzi divenne dapprima Sottosegretario agli Interni nel 1922 e, in virtù delle sue azioni eroiche durante la Grande Guerra e per la sua grande passione al volo, fu nominato Vice Commissario per l’Aeronautica dal 24 gennaio 1923 al 29 agosto 1925. Fu lui difatti a redigere il Regio Decreto n° 645 del 28 marzo 1923 con cui veniva istituita la Regia Aeronautica come Forza Armata autonoma e indipendente. Durante la sua gestione, tra l’altro, fu consegnata la Bandiera di Guerra alla neocostituita Forza Armata (il 4 novembre 1923), fu fondata l’Accademia Aeronautica (il 5 novembre 1923), e istituito il Genio Aeronautico, nonché banditi i primi concorsi per i nuovi aeroplani che avrebbero equipaggiato la Regia Aeronautica per molti anni a venire.

Ma fu proprio quando la fortuna sembrava averlo elevato all’apice del successo che il mondo di Aldo Finzi, iniziò un inesorabile e deprecabile declino. Infatti, a seguito del delitto di Giacomo Matteotti del 1924, fu accusato di esserne stato l’organizzatore e solo in seguito si scoprirà che Finzi era totalmente estraneo alla vicenda. Dalle indagini e delle inchieste che seguirono i fatti, Finzi fu costretto dal regime ad abbandonare ogni incarico.
Lasciata quindi la vita politica, si ritirò a vivere a Palestrina, vicino Roma, dove si dedicò alle sue tenute di tabacco.

 

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Roberto Lordi nacque a Napoli l’11 aprile 1894. Completati gli studi presso il collegio militare dell’Annunziatella, prestò servizio come ufficiale dell’artiglieria di montagna nel corso del Prima Guerra Mondiale, distinguendosi nelle battaglie dell’Isonzo e del Piave per le quali riceve diverse decorazioni al Valor Militare. Laureatosi in ingegneria aeronautica al Politecnico di Torino, dal 1923 prestò servizio in Libia. Nel 1928 fu come pilota uno dei protagonisti del raid Roma-Torino-Londra. Fu anche il primo nel mondo a sorvolare con un aeroplano il massiccio del Tibesti, identificando la misteriosa oasi di Cufra.

Nel 1933 fu inviato in Cina, a capo di una delegazione militare. In accordo con il governo cinese ottenne una serie di commesse commerciali per l’Italia che, però, non vennero considerate favorevolmente dal regime. A seguito di ciò i rapporti tra Lordi e Mussolini si incrinarono, tanto che nel 1935 il capo del Governo ne ordinò il rimpatrio e il collocamento a riposo con il grado di generale di brigata aerea. Per sopravvivere ottiene un lavoro, insieme all’amico Sabato Martelli Castaldi, presso il polverificio Stacchini di Roma. L’8 settembre del 1943 Lordi fu tra coloro che accorsero a Porta San Paolo a combattere l’esercito tedesco. Pur sofferente di cuore, entrò nella Resistenza e, quando il polverificio fu requisito dai tedeschi, riuscì a sottrarre ingenti quantità di esplosivo per le bande partigiane della zona. Nella propria villa di Genzano nascose ufficiali e civili ricercati dalle SS e organizzò formazioni armate sui Monti Prenestini e intorno ad Alatri, in contatto con le truppe alleate. Il 7 gennaio 1944, in seguito all’arresto del proprietario dello stabilimento si costituì insieme a Martelli Castaldi. Rinchiuso nel carcere di via Tasso fu torturato più volte, senza rivelare mai i nomi dei suoi compagni di lotta. Fucilato alle Fosse Ardeatine, venne decorato con la Medaglia d’Oro al Valor Militare alla Memoria.

 

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Sabato Martelli Castaldi nacque a Cava de’ Tirreni, il 19 agosto del 1896. Finito il liceo, insieme al fratello Mario si trasferì a Torino e si iscrisse alla facoltà d’ingegneria. Allo scoppio della Grande Guerra, si arruolò come volontario. Nominato sottotenente di Artiglieria e del Genio, si distinse al fronte guadagnandosi  così una Medaglia di Bronzo al Valore Militare. Transitato nel Battaglione Aviatori compì più di cento voli di guerra e decorato con la Medaglia d’Argento al Valor Militare. Nel 1919 andò volontario in Libia dove fu nominato comandante della 90^ Squadriglia.

La sua carriera militare fu folgorante, nonostante la poca simpatia per il regime. Nel 1927 venne nominato comandante del 7º Gruppo Autonomo Caccia Nell’autunno del 1931, ad appena 35 anni, fu promosso colonnello e gli venne affidato il comando del 20º Stormo. Nel 1933 divenne il più giovane generale di brigata aerea in Italia. Martelli Castaldi ricoprì anche il prestigioso incarico di Capo Gabinetto del Ministro dell’Aeronautica Italo Balbo.

In un lungo rapporto, a tratti ironico, Martelli Castaldi, appena trentottenne, ebbe il coraggio di denunciare lo stato pietoso in cui si trova l’Aeronautica: «Giove Pluvio permettendo e con una certa talquale benevolenza di Eolo – si legge nel rapporto – avverrà tra giorni l’attesissima “kolossal girandola” di Furbara».

Mussolini furente lo collocò a riposo senza stipendio “per incapacità di giudizio” e così Martelli Castaldi fu costretto a rifugiarsi in Etiopia. Nel 1935 tornò in Italia, a Roma. Stacchini, per aiutarlo, lo assunse come usciere della sede centrale del suo polverificio, a via Merulana. Nel giro di un anno, nel 1936, Martelli Castaldi divenne direttore tecnico amministrativo della società.

Il 25 luglio del 1943 cadde il fascismo e il nuovo capo del Governo, il maresciallo Badoglio, chiamò Martelli Castaldi a collaborare. Sabato sognava di riorganizzare il ministero dell’Aeronautica. Intanto, dopo l’8 settembre Martelli Castaldi si “arruolò” come volontario nelle file dei partigiani Quattro mesi di imprese eroiche, in assoluta clandestinità. Neppure la moglie e i figli sapevano della sua doppia vita. Martelli Castaldi sabotò la produzione del polverificio destinata ai tedeschi e fornì dinamite, mine, detonatori e armi al fronte clandestino di Roma e ai partigiani del Lazio e dell’Abruzzo, spesso trasportandole di persona ai loro nascondigli. Eseguì e trasmise rilievi di zone e di installazioni militari al Comando Alleato. Preparò un campo di fortuna per aerei nei dintorni di Roma. Insieme all’amico Generale Roberto Lordi compì pericolose missioni. Grazie alle sue relazioni con i comandi tedeschi, in qualità di dirigente del polverificio, si procurò salvacondotti e permessi di circolazione, che falsificò e distribuì a militari e civili bisognosi di aiuto.

Nei primi giorni del 1944 i tedeschi, su denuncia di un operaio del polverificio, arrestarono Stacchini, che però era totalmente all’oscuro dell’attività patriottica svolta dal suo direttore. Insieme all’amico Lordi Martelli Castaldi si presentò spontaneamente dai tedeschi, per sollevare da ogni responsabilità il proprietario del polverificio. Imprigionato a via Tasso, fu torturato nel vano tentativo di estorcergli informazioni sull’organizzazione clandestina della Resistenza romana. Morì alle Fosse Ardeatine, sotto i colpi delle SS.

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