Di proroga in proroga la rappresentanza finisce per rappresentare solo se stessa.

 

Elogiati e applauditi quando è il caso di mandarli a combattere guerre insensate, al servizio di interessi statunitensi – e l’ultima dimostrazione l’abbiamo avuta con l’annuncio di un nuovo intervento in Iraq, nella fattispecie a Mosul – i nostri militari d’improvvisamente diventano carne da macello se sul tavolo si discutono i loro diritti da umili e valorosi servitori dello Stato.

In questi giorni il governo ha infatti dato il via libera alla terza proroga della rappresentanza militare calpestando nuovamente il principio, sacrosanto, della rappresentanza sindacale per i nostri militari, poiché è evidente che di proroga in proroga la rappresentanza finisce per rappresentare solo se stessa.

Ma andiamo per ordine, perché dietro a questo ennesimo colpo di mano da parte del duo Renzi-Pinotti c’è un manifesto bipolarismo del Partito Democratico che, come al solito, predica bene e poi razzola male.

9 febbraio 2012. Governo Monti.
Allora i senatori Pd in Commissione Difesa Gian Piero Scanu (capogruppo), Silvana Amati, Vladimiro Crisafulli, Mauro Del Vecchio, Mario Gasbarri, Magda Negri, Carlo Pegorer e, guarda il caso, anche Roberta Pinotti, commentando gli emendamenti ai decreto Milleproroghe affermavano che “la tutela della funzione democratica degli organi della rappresentanza militare si basa in gran parte anche sul rispetto della durata del mandato degli eletti e sulla possibilita’ per il personale militare di esprimere democraticamente e nei tempi previsti le proprie scelte; non e’ piu’ dunque rinviabile che gli organi di rappresentanza all’interno delle forze armate siano soggetti a infinite proroghe per quanto riguardo la loro durata, snaturando cosi’ ragione e natura delle rappresentanze stesse”.

Un gran bel comunicato verrebbe da dire, se non fosse che le parole pronunciate allora non solo sono state disattese, ma totalmente ignorate. Tant’è che all’ultimo Milleproroghe con l’emendamento Calipari si è deciso, ancora una volta, di prorogare la rappresentanza militare. Insomma, di negare ai nostri militari il diritto di eleggere i propri rappresentanti sociali.

Insieme al Pd ci si è messo anche Sel, sia chiaro
, tanto per ricordare l’integrità politica e morale di un partito finito a fare la stampella del governo. Con quest’ultimo rinvio siamo arrivati al terzo, dal 2010, ed è sconcertante che a sostenerlo siano state tutte le forze politiche salvo, ovviamente, il M5S.

Del resto cosa avremmo potuto aspettarci da un premier capace di affidare la gestione di dati sensibili e della cybersecurity ad un suo amico, Carrai? Cosa avremmo dovuto aspettarci da un governo che spende milioni di euro per ammodernare depositi di bombe nucleari in palese violazione dei trattati internazionali?

28 gennaio 2016. Pochi giorni prima dell’approvazione dell’emendamento Calipari noi un monito alle forze politiche e al governo lo avevamo lanciato eccome ma non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire, o peggio ancora di chi ignora i diritti delle nostre forze armate.

Cosa diranno Renzi e la Pinotti a quei 450 militari che il governo sta per inviare a Mosul? Che per loro è tutto un Risiko? Che i nostri soldati sono buoni solo a muoversi come pedine incontro alla morte ma quando si tratta di tutelare i loro interessi come lavoratori il governo passa la mano?

Nessun stupore, sia chiaro. Ci hanno già abituato a tanto. Ma la nostra battaglia proseguirà in ogni sede. Non arretreremo di un solo centimetro. Innanzitutto la salvaguardia dei diritti di tutti i militari italiani.

FONTE

 

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