Anticipo TFR e TFS : più che un impossibilità, una mancanza di volontà?





di Paolo Melis

Anticipo del TFS : più che un impossibilità, una mancanza di volontà?

Il recente accordo tra Carabinieri e Banca Popolare di Milano e l’interrogazione parlamentare dell’On. Bignami, hanno fatto riaccendere i riflettori sul tema dell’anticipo della liquidazione per i dipendenti pubblici.

I primi hanno sottoscritto una convenzione che consente al personale di ottenere 50mila euro all’interesse annuo dell’uno per cento. Il secondo ha sollecitato il governo ad emanare il decreto interministeriale, previsto dal Decreto Legislativo 185 del 2008, con il quale consentire al personale della pubblica amministrazione di poter richiedere l’anticipo del TFR o del TFS.

Quello che ormai consuetudine per tutti i dipendenti privati, ossia chiedere un anticipo del TFR maturato, continua ad essere una mera speranza, nonché un tema dibattuto per tutti i dipendenti pubblici.

Il diniego, per quest’ultima categoria di lavoratori è insita nel fatto la loro contribuzione è meramente figurativa. Ossia non viene materialmente accantonata dalle casse dello stato. Per questo anche diverse sentenze hanno ribadito che, non essendoci una reale disponibilità di cassa, non si poteva corrispondere alcun tipo di anticipo.



Ciò non toglie che la disparità con il resto dei lavoratori dipendenti rimane e non può essere l’esistenza dei finanziamenti tramite INPS (ex INPDAP) a sopperire a ciò. Considerando anche le lungaggini delle procedure che essa prevede. Oppure il tasso del 3.5% (per chi si rivolge ad intermediari finanziari lievita anche oltre il 5%). Non trascurabile inoltre, il fatto che la rata mensile dissangua il già esile stipendio di molti dipendenti pubblici. Neanche altri tipi di convenzioni sembrano realmente adeguate all’esigenza, tipo quella prevista dalla BNL, che prevede si, l’anticipo del TFS ma a circa il 4% di interesse annuo e solo per chi si trova a non più di 4 anni dalla cessazione dal servizio.

Ben altra cosa è poter disporre in anticipo e a costo zero, o quantomeno molto basso, di un TFR/TFS che ormai viene incassato sempre più tardi, mentre sarebbe una risorsa utile di cui disporre prima. Magari quando si necessita di aiutare gli studi dei propri figli, estinguere un mutuo, comprare una casa o per pagare delle cure mediche e non incassare quando ormai il paziente e morto e i soldi finiscono insensatamente nelle tasche degli eredi.

Insomma per rendere più dignitosa la vita quando si è ancora in grado di poterla godere e non trovarsi nelle condizioni di chi “ha il pane e non ha i denti”.

Le norme esistono e anche le idee alternative, come insegna l’Arma dei Carabinieri. Una sentenza ha riconosciuto il diritto all’anticipo sul TFR a due dipendenti pubblici, per l’acquisto della propria abitazione. Aldilà del caso di specie, evidentemente il diniego è controverso. Probabilmente è la volontà quella che manca. Ma questo non può essere una giustificazione. Così come non può assolvere l’inerzia delle diverse Amministrazioni del pubblico impiego che non cerchino, anch’esse, di percorrere strade alternative per uscire dall’impasse.

Potrebbe essere utile a questo punto che le parti, Governo-Amministrazioni-Parti Sociali, si siedano tutte ad un tavolo per trovare delle soluzioni. Non lasciandosi spaventare dalla prevedibile obiezione per cui le casse dell’INPS non sono attualmente in grado di soddisfare le prevedibili numerose esigenze.

Piuttosto considerare che la Cassa Depositi e Prestiti, per il tramite delle Poste, possa assolvere una funzione analoga a quella appena sottoscritta dalla Banca Popolare di Milano. Ottenendo in cambio ed in breve tempo l’apertura di migliaia di Conti Banco Posta per la partecipata dello stato e incamerare nel medio termine degli interessi che, pur ridotti all’1%, sui prevedibili grandi numeri possono garantire un introito non trascurabile. Numeri non poi così diversi da quelli garantiti dalla sottoscrizione dei BOT o dei Buoni Postali.

Insomma inserire nel quadro complessivo della lotta alla recessione del paese, anche l’impulso che potrebbe dare questa misura alla ripresa dei consumi.



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